giovedì 14 dicembre 2006

APPARATI DECORATIVI


Tra gli apparati decorativi delle case rurali della Valle del Liri assumono notevole importanza le cornici perimetrali di gronda che raramente risultano intonacate, mentre più spesso presentano le loro componenti strutturali a vista, la cui sovrapposizione costituisce la cosiddetta “romanella”.
In generale il nodo di gronda degli edifici rurali è piuttosto semplice, risolto facendo sporgere di pochissimo l’ultima fila di coppi rispetto alla parete verticale senza che sia presente un canale di gronda.
Una soluzione diversa ,con un maggior grado di finitura è rappresentato invece dalla “romanella” che a seconda degli strati di cui è composta può essere distinta in semplice, quando risulta dalla sovrapposizione orizzontale di due o più file di coppi, oppure composita, quando alle file di coppi si interpongono file orizzontali di mattoni o lastre lapidee.
Nel caso della romanella semplice, il profilo risulta costituito da coppi sporgenti tra loro scalati ad intervalli regolari, con l’estremo superiore corrispondente al coppo appartenente alla fascia terminale del manto di falda; la concavità dei coppi posti al di sotto della linea di gronda risulta indifferentemente rivolta verso l’alto o verso il basso .
Nel caso di romanelle composite, possiamo trovare, intervallate ai coppi, mattoni posti di testa o in lungo o alternativamente di testa e in lungo, anch’essi scalati e immediatamente sporgenti rispetto al coppo inferiore.
Alle volte rileviamo la presenza di lastre di pietra calcarea o refrattaria alternate a file di mattoni o sostituite completamente ad essi.
Le forme di degrado rilevate al livello della romanella riguardano essenzialmente
la parte muraria del nodo di gronda e la rottura e le sconnessioni di porzioni o interi coppi che compongono la cornice.
Inoltre le porzioni di muratura cui la romanella risulta ancorata presentano spesso erosioni di malta con distacchi localizzati di parti di essa.In generale la totalità del degrado è dovuta all’azione delle acque meteoriche e ai cicli ripetuti di gelo e disgelo. Altre cause possono essere individuate in dissesti di natura statica e dinamica o in azioni spingenti che la muratura non riesce a contrastare.
INTERVENTI
Gli interventi possono essere di varia natura, dalla pulitura dei coppi e della parte muraria alla sostituzione degli elementi in cattivo stato; dal consolidamento alla risarcitura delle lesioni e delle parti distaccate.
E’ bene che ci sia un ordine costituito delle fasi esecutive d’intervento che prevedono quindi la pulizia dei piani di posa e la rimozione dei detriti anche con metodi meccanici, la spazzolatura o il lavaggio dei giunti di malta esistente, l’esecuzione di nuovi giunti con malte compatibili e prive di sali, eventuali iniezioni nelle lesioni esistenti, quindi la posa in opera degli elementi lapidei e laterizi mancanti.

Interventi

Un intervento sulla copertura deve garantire, oltre che la sicurezza statica, la tenuta all’acqua, all’aria, alla neve e alla radiazione solare.
Deve inoltre assicurare un benessere diffuso nell’ambiente interno, senza dispersione di calore in inverno e eccessivo surriscaldamento in estate, con un opportuna difesa dall’umidità.
Un intervento provvisorio, nel caso non si fosse nelle possibilità di riparare la copertura, può essere quello di sovrapporre alla struttura delle lamiere zincate, verniciate a fuoco, per impedire l’ ulteriore degrado dovuto alla penetrazione della pioggia.
Possiamo classificare i principali interventi in :
1) interventi sul manto
2) interventi sulle strutture
3) interventi sull’orditura secondaria
4) interventi di isolamento, impermeabilizzazione e ventilazioneinterventi sulla linea di gronda e lungo il profilo del timpano.


INTERVENTI SUL MANTO
Gli interventi sul manto, possono riguardare o la sostituzione totale, o la sostituzione parziale dei coppi.
Negli edifici rilevati in realtà, entrambi i casi non sono mai presenti da soli, ma quasi sempre associati ad altri interventi riguardanti le strutture sottostanti.
La sostituzione degli elementi può avvenire sia dall’alto che dal basso, sollevando i coppi ammalororati.
Qualora la sostituzione sia totale, è auspicabile riutilizzare gli stessi coppi, o nell’impossibilità, dei coppi nuovi analoghi e dal colore simile, evitando l’impiego di altri tipi di tegole, tenendo presente che il tetto rosso non appartiene alla nostra tradizione, che invece utilizzava la colorazione rosata per la copertura, complementare del verde e decisamente di inesistente impatto sul paesaggio.
Come si esplicherà meglio in seguito, è bene che i coppi della linea di colmo, siano bloccati con un listone in legno, o con la malta solo lateralmente, e non nella parte centrale, in maniera da non bloccare lo sfogo dell’aria circolante del sottotetto.


INTERVENTI SULLE STRUTTURE
Per quanto riguarda la sostituzione parziale o totale delle travi lignee, vanno ripresi gli stessi criteri utilizzati per i solai intermedi, utilizzando sempre il legno, al limite il legno lamellare o il ferro, mai il cemento armato.
Un intervento che prevede il mantenimento della struttura esistente o parte di essa è dato dal puntellamento delle travi, delle incavallature o dei travetti ammalorati parzialmente.
E’ bene che si scelgano elementi in legno massello opportunamente trattato e in grado di resistere al carico di punta.
I puntelli possono essere incastrati direttamente nella muratura o , meglio, appoggiati su pietre a mensola appositamente ancorate alla muratura.
Nel primo caso, il foro praticato va sigillato con scaglie di pietre e malta di calce o terra e calce.

Molto frequentemente risulta opportuno l’inserimento di tiranti in acciaio in grado di fornire resistenza a trazione impedendo che i puntoni tendano a divaricarsi e a spingere sulla muratura creando fessurazioni e rotture anche con rischi di dissesto statico e di collasso strutturale.
I tiranti vanno fissati alle strutture lignee tramite bullonature o piastre e fasciature alle estremità dei puntoni.Devono essere in ogni caso ispezionabili e non devono intaccare la resistenza delle strutture esistenti.
Possono essere usate anche catene lignee, trovata in uso in un caso, che però presuppongono lo smontaggio dell’incavallatura esistente per creare un nuovo efficiente ancoraggio.

Nel caso di rifacimento totale del tetto, laddove mancasse, e cioè nella maggior parte dei casi, è auspicabile l’inserimento di un dormiente, in legno massello opportunamente trattato, per consentire un miglior appoggio degli elementi di copertura e per evitare i rischi di deterioramento dati dall’umidità proveniente anche dal diretto contatto con la muratura.
Da tenere presente che il dormiente non ha alcuna funzione strutturale primaria, non essendo continuo e risultando presente solo su due lati.
Per avere una totale distribuzione dei carichi della copertura, con una conseguente ed opportuna chiusura della scatola muraria, occorre che esso sia collegato ed esteso a tutto il perimetro dell’edificio costituendo un vero e proprio cordolo ligneo.
Può essere d’obbligo normativo, l’utilizzo del cordolo in c.a. nelle zone a rischio sismico, in tal caso è bene tenere lo spessore del cordolo allineato a filo interno con la muratura, e lasciare che all’esterno sia richiuso dal paramento murario.
La cosa potrebbe risultare problematica solo in rarissimi casi, dati i forti spessori murari degli edifici, che ben contengono i max 30 cm dello spessore del cordolo.
Nel caso in cui si dovesse verificare, è comunque bene lasciare che il paramento murario lo copra esternamente e che esso sporga all’interno ( stando attenti che sia appoggiato per la maggior parte) possibilmente ricoperto da una modanatura o da un gioco di cornici.
Può accadere che la parte di paramento corrispondente all’altezza del cordolo, sporga esternamente rispetto al filo della muratura.
La cosa può costituire un motivo decorativo a livello della gronda, magari di appoggio alla romanella, sicuramente estraneo alla tradizione, ma di minore impatto rispetto alla presenza del cordolo di cemento a vista.


INTERVENTI SULL’ORDITURA SECONDARIA
Riguardo gli interventi sui travetti e sul tavolato, restano valide le indicazioni apportate per i solai intermedi, tenendo presente, che è bene controllare il punto di attacco tra la copertura e la muratura maggiormente esposto agli attacchi di marcescenza.
I rinforzi o le sostituzioni possono avvenire senza che ci sia la rimozione, parziale o totale, della struttura, spesso lavorando sull’intradosso della falda o spostando porzioni localizzate del manto.
E’ bene utilizzare elementi lignei segati, soprattutto di castagno o di un altro legno che abbia una buona resistenza all’umidità.
Nel caso in cui la sostituzione fosse totale, è bene pensare all’inserimento tra i travetti di pannelli coibentanti, come verrà successivamente descritto.
In presenza di travi di falda, sarà bene affiancare i travetti di testa, dotandoli così di un migliore appoggio.


INTERVENTI DI ISOLAMENTO IMPERMEABILIZZAZIONE E VENTILAZIONE
COIBENTAZIONE DEL TETTO CON MANTENIMENTO DELLA STRUTTURA ESISTENTE
Nel caso in cui sia possibile non rimuovere la struttura e il manto del tetto, è possibile realizzare una coibentazione dall’intradosso interponendo dei pannelli rigidi, possibilmente naturali e biocompatibili come i pannelli in sughero o in fibra di legno che non contengono colle derivanti dai processi di sintesi.
Essi possono essere fissati tramite chiodatura all’intradosso dei travetti, nello spazio compreso tra le travi principali, e possono essere lasciati a vista o intonacati, o si può realizzare un nuovo solaio ligneo al di sotto.
Quest’ultima scelta può prevedere la coibentazione del solaio piuttosto che della copertura, con gli stessi pannelli applicati all’estradosso del tavolato nel caso il sottotetto non sia praticabile.
E’ bene che nel sottotetto, compatibilmente con gli spessori e la resistenza della muratura siano aperti dei piccoli fori di ventilazione ricavati a circa 10 cm di altezza dal solaio, protetti con griglie o reti antintrusione.
I fori d’uscita devono essere posti più in alto di quelli d’entrata in modo da favorire i moti convettivi e la circolazione dell’aria.


REALIZZAZIONE DELLA NUOVA COPERTURA
Qualora non sia possibile mantenere le strutture esistenti, è necessario che la nuova copertura contribuisca a garantire un adeguato livello di comfort interno tramite la sua coibentazione ed eventuale impermeabilizzazione.
Per cui, ripristinate le orditure primaria e secondaria, occorrerà aggiungere un tavolato, quasi sempre assente nelle strutture originarie, e porre il materiale isolante tra quest’ultimo e il manto di coppi.
Sarà inoltre necessario l’inserimento di una barriera al vapore tra l’isolante e il tavolato.
Se il manto non assicura una buona tenuta all’acqua sarà necessario anche uno strato di impermeabilizzazione, che non sia sensibile alle variazioni termoigrometriche dell’ambiente esterno ed interno, da porre tra i pannelli isolanti ed il manto,se è possibile assicurare una microventilazione, o al di sotto dello strato di coibentazione.
Si possono quindi avere tre sezioni diverse della copertura coibentata ed impermeabilizzata, dipendenti dalle caratteristiche costruttive della vecchia copertura.
Dall’alto in basso:
1) manto, strato impermeabilizzante, intercapedine di microventilazione, isolante, struttura;
2) manto, strato impermeabilizzante, isolante, barriera al vapore, struttura;
3) manto, isolante ( resistente all’umidità), strato impermeabilizzante, struttura.

Per evitare gli strati di impermeabilizzazione e di barriera al vapore e parallelamente i fenomeni di condensa e di marcescenza degli elementi lignei e del tavolato, la soluzione migliore è data dalla copertura ventilata, tramite la quale si realizza un intercapedine di spessore costante lungo tutta la falda, posta tra i listelli di sostegno dei coppi e lo strato isolante.
Come già accennato è importante che anche i coppi della linea di colmo non siano riempiti di malta, ma che siano fissati solo lateralmente o con un listone di legno per permettere il passaggio dell’aria.
Particolare attenzione, va posta alla realizzazione del nodo di gronda, in maniera da garantire una perfetta tenuta all’acqua e un adeguato ancoraggio.


INTERVENTI SULLA LINEA DI GRONDA E LUNGO IL PROFILO DEL TIMPANO
L’intervento consiste nel rinforzo e nel consolidamento delle zone di contatto tra la muratura e la copertura, lungo la linea di gronda e lungo il profilo del timpano murario.
A seconda dello stato del tetto, può essere realizzato senza smontare la copertura, e può essere associato alla costruzione di un cordolo perimetrale.
Per le risarciture del paramento si rimanda alle indicazioni date sulle murature, facendo particolare attenzione al contatto con gli elementi lignei.
Importante risulta l’inserimento del canale di gronda e dei pluviali, di cui questi edifici sono completamente sprovvisti.
Sono consigliabili gli elementi in rame,ancorati alla struttura lignea e alla muratura.
Nel caso in cui sia presente la romanella, è bene che la gronda sia contenuta nello spessore della romanella, comunque esternamente rispetto allo spessore della muratura, e che i pluviali siano deviati all’interno.

Fenomeni di degrado

Le coperture degli edifici rurali della Valle del Liri, presentano forti fenomeni di degrado divenendo a loro volta, la causa principale del dissesto di tutte le altre parti dell’edificio, come la muratura e i solai intermedi.
I problemi principali derivano essenzialmente dalle mancanze e dalle rotture del manto, che nel tempo, innescano processi di maggiore gravità, quali la marcescenza, lo sfibramento, lo sfilamento e la deformazione delle travi e dell’orditura minuta.
Quest’ultimo fenomeno è dovuto anche al sottodimensionamento delle sezioni delle travi e dei travetti, che non sono in grado di resistere adeguatamente, nel tempo, al peso proprio della copertura e ai carichi accidentali (neve).
Molto debole risulta anche il punto di contatto tra la copertura e la muratura, al livello della linea di gronda, apparendo spesso con malta erosa e crolli localizzati.Un altro fenomeno rilevato, è quello generato dallo sfilamento delle travi e dei travetti dalle sedi di alloggiamento, in grado di indurre sulla muratura una nuova spinta non contrastata, producendo lesioni e deformazioni localizzate

LE COPERTURE

Le coperture degli edifici rurali della Valle del Liri, sono generalmente formate da una struttura portante in legno di castagno o quercia e manto in coppi di argilla.
I tipi di coperture riscontrati sono, come già classificati nelle famiglie morfologiche,
1) a una falda
2) a due falde
3) plurifalde .
Nelle coperture a una falda,la struttura lignea portante risulta costituita da travi intermedie parallele ai due muri perimetrali.
Nelle coperture a due falde,la pendenza si attesta intorno al 30-35%, limite massimo che non permette lo scivolamento dei coppi.
La struttura portante è costituita da una trave di colmo centrale longitudinale incastrata nel timpano dei muri trasversali cui si affiancano parallelamente travi laterali di falda.
Per gli edifici con copertura a due falde pluricellulari ed anche per gli edifici plurifalde, la trave di colmo risulta sostenuta da un muro “di spina” ortogonale o più raramente da un’incavallatura lignea che suddivide trasversalmente il corpo di fabbrica.
Le travi presentano una sezione piuttosto irregolare, approssimativamente rettangolare o circolare, dallo spessore di circa 25 o 30 cm.
Molto raramente, negli edifici rurali di quest’area, rileviamo la presenza di travi-dormienti di bordo per cui la parte terminale di falda, a livello della gronda, poggia direttamente sul muro perimetrale.
Le teste delle travi sono spesso visibili esternamente in quanto uscenti dallo spessore della muratura stessa.
L’accorgimento permette la respirazione della parte terminale della trave, piuttosto delicata,evitandone o limitandone la marcescenza.
Esso si ottimizza con l’inserimento di una pietra di appoggio unica al di sotto della trave in modo che sia evitato il contatto con la malta, e a volte con una pietra più sporgente nella muratura che la protegge superiormente dalle intemperie.
Le orditure secondarie sono costituite da travetti trasversali dai 7/8 cm di spessore posti a un interasse di 40 cm su cui vengono poggiati ortogonalmente i coppi.
E’ presente anche la possibilità di sovrapporre un’ulteriore orditura di listelli di 2/4 cm di spessore a sezione rettangolare o triangolare detti “schiavarotti” e di portare a 1m o 1,20m l’interasse dei travetti.
Molto spesso, immediatamente al di sopra delle travi sono posti dei travetti trasversali molto ravvicinati, nel cui vuoto è contenuta un’intera fila di coppi.
Non si sono mai trovati tavolati tra le travi e il manto,più che altro degli incannucciati nudi o inglobati in un materiale legante come calce o gesso.
Gli unici tentativi di coibentazione del tetto si realizzano tramite l’interposizione di un solaio ligneo intermedio e con l’accumulo della paglia nel sottotetto.
Il montaggio dei coppi procede progressivamente dalla linea di gronda al colmo,utilizzando un filo di riferimento e viene chiuso superiormente con una fila di coppi ortogonali all’andamento del tetto.
Eventuali fuori squadro della falda vengono corretti da un adattamento localizzato dei coppi che sono tenuti più o meno ravvicinati a seconda delle esigenze.
Per agevolare la posa, si dispongono i coppi accatastati lungo la pendenza, appoggiati su alcuni coppi trasversali che ne evitano lo scivolamento.
La pendenza delle falde si attesta intorno al 30% che permette un buon deflusso delle acque meteoriche ed evita lo scivolamento dei coppi.
Contemporanea al montaggio del manto era altresì la posa delle pietre lungo la prima fila di coppi a livello della gronda, che serviva ad impedire il sollevamento dei coppi dovuto all’azione del vento.
Lo sporto dei coppi risulta decisamente minimo, quasi a filo parete, mentre diventa rilevante con l’impiego della romanella.

Vari tipi di interventi

La messa in opera di catene consiste nell’inserimento, lungo la parete perpendicolare a quella interessata dal cedimento, di elementi metallici che bloccano e irrigidiscono la scatola muraria, posti generalmente in orizzontale perpedicolari allo sviluppo della lesione, in corrispondenza dei cantonali e all’altezza dei solai.
Le catene sono barre metalliche forgiate artigianalmente o profili d’acciaio o fibre di carbonio prodotti industrialmente. Esse possono essere un unico pezzo o più pezzi collegati, che corrono da un muro all’altro, ancorate esternamente tramite “bolzoni”nei quali vengono inserite e bloccate con cunei o biette, oppure tramite bullonamento su piastre metalliche semplici o nervate (capochiavi).
L’inserimento del capochiave nella muratura, va realizzato tramite sonde a rotazione, per impedire che elementi meccanici a percussione danneggino la coesione della muratura;avvenuto il fissaggio tramite malta e collante, va inserita la catena, la cui tensione opportunamente calcolata,non deve essere eccessiva, ma deve permettere che la catena entri in funzione solo in presenza di nuove e impreviste sollecitazioni.

Un intervento alternativo a quello delle catene, è quello della realizzazione di travi-catene, nel quale si applica, alla testa della trave una staffatura metallica che accoglie una piccola porzione di catena da tendere ed ancorare ad un capochiave esterno.

Un altro intervento, decisamente d’impatto eccessivo,è la cerchiatura dell’edificio.
Attraverso di essa, si fascia la muratura con piatti in acciaio o fibre di carbonio, resistenti a trazione per evitare che insorgano o s’intensifichino deformazioni e movimenti con fenomeni fessurativi e di dissesto.
Per motivi legati alla maggiore adesione tra la cerchiatura e gli elementi da rinforzare, è bene realizzare una cerchiatura a caldo piuttosto che a freddo, ponendo particolare attenzione a non indurre eccessivi stati di sollecitazione che potrebbero provocare ulteriori rotture nella muratura.
Si procede riscaldando e mettendo in tensione la parte metallica, adagiandola sulla muratura ammalorata e quindi chiudendo con biette bulloni e/o saldature.

Un altro elemento di rinforzo è lo sperone murario, sia unico che associato a cerchiature e catene.
Si realizza addossato ed ammorsato alla parete esistente, in pietra analoga a quella della costruzione preferibilmente con la disposizione delle pietre in modo inclinato rispetto alla costruzione, per aumentare il potere stabilizzante della costruzione, e diminuire i rischi di una sua traslazione orizzontale.
Il suo impiego viene consigliato in caso di deformazione localizzata della muratura, di apertura e distacco , e di ribaltamento o traslazione fuori dal suo normale piano di giacitura.
Si sconsiglia la realizzazione di speroni murari in mattoni o in cemento armato, sia per l’impatto sul paesaggio e sulla costruzione, che per motivi di compatibilità con le murature esistenti.

Un intervento di rinforzo delle fondazioni esistenti, consiste nell’aumento della sua sezione o della sua profondità d’imposta, tramite la realizzazione di una nuova struttura al di sotto o ai lati di essa, in pietra mattoni o cemento armato. In quest’ultimo caso è bene evitare il contatto tra la nuova fondazione e la vecchia muratura, tramite opportune guaine.
Si realizza uno scavo per sezioni successive di circa un metro di lunghezza non adiacenti per evitare cedimenti strutturali e fenomeni di sprofondamento. Lo scavo va esteso al di sotto della quota d’imposta della fondazione esistente su uno o entrambi i lati. Quindi si realizzano dei tratti di muratura piena al di sotto della fondazione esistente, oppure un cordolo laterale in c.a. eventualmente connesso a una soletta interna, oppure due cordoli paralleli su entrambi i lati della muratura, tra loro strutturalmente connessi.

Nel caso in cui si proceda al rifacimento della copertura è bene realizzare all’apice della muratura un cordolo metallico, ligneo o in calcestruzzo di calce armato. E’ bene evitare il cemento armatoper evitare irrigidimenti eccessivi e incompatibilità con la vecchia muratura.
Il cordolo sarà realizzato nella parte di spessore interno della muratura, mentre la parte esterna costituirà una sorta di cassaforma a perdere.

Per realizzare cuciture tra pareti murarie distaccate si inseriscono all’interno della muratura delle barre metalliche o trefoli in acciaio ad aderenza migliorata o barre in fibre di carbonio. Il costipamento dei vuoti avviene a mezzo di resine epossidiche o malte espansive.
L’esecuzione dei fori nella muratura, va realizzata con sonde a bassa rotazione e andamento perpendicolare rispetto alla lesione.E’ un intervento che richiede notevole attenzione e manodopera specializzata.

Per il costipamento e la risarcitura dei vuoti nelle murature, da realizzarsi dopo aver accertato che il movimento associato alla lesione sia ormai cessato, è bene utilizzare una malta di calce aerea debolmente idraulica, priva di sali, ed elementi lapidei analoghi a quelli utilizzati nella muratura.
Vanno puliti i vuoti ed eliminate le parti instabili, riempiti con scaglie di pietra, eriempiti di malta da uno o entrambi i lati della parete.Si procede quindi con la regolarizzazione dei bordi , la pulizia con spazzole di ferro ed eventualmente il lavaggio con acqua, evitando che essa penetri nella muratura.

Per realizzare nuovi tratti di muratura a completamento riparazione o integrazione di parti di un edificio non finite o crollate,si utilizzano pietre analoghe a quelle già montate, legate da malta di calce aerea o idraulica priva di sali.
E’ sconsigliabile l’uso del cemento armato o di malte cementizie.Le pietre vanno posate su piani il più possibile orizzontali, regolarizzando i filari ogni 100 cm in alzato.Vanno inoltre inseriti costantemente i “diatoni” o “chiavi”, ovvero pietre trasversali dalla cui regolarità e frequenza dipende in gran parte la stabilità del muro.
E’ bene pulire le superfici a contatto con la nuova porzione muraria con spazzole di ferro e con un controllato impiego d’acqua.Se necessario occorre puntellare la struttura con armature provvisorie, e mettere in forza con l’uso di cunei la nuova porzione muraria.

Criteri di intervento

Prima di decidere il tipo di intervento da affrontare, l’edificio va sottoposto ad un attento esame circa lo stato delle lesioni presenti.
E’ necessario richiedere spesso l’intervento di specialisti nel consolidamento strutturale, tuttavia possono essere suggerite alcuni tipi di semplici indagini da fare preliminarmente.
Occorre pertanto rilevare:
1) la forma e l’estensione delle lesionie il loro andamento rispetto alla superficie muraria (orizzontali, verticali, destrorse, sinistrorse),
2) la forma e lo stato dei loro lembi, se sono cioè divaricati o paralleli per capire il movimento delle due parti contrapposte e se ci sono o meno detriti indicanti
l’origine nuova o antica della lesione;
3) se interessano la parte superficiale del muro o tutto il suo spessore;
4) se sono parte di un fenomeno localizzato o generalizzato sulla scatola muraria;
5) se sono ferme o in movimento. Questa operazione è possibile utilizzando delle biffe in vetro o a fessurimetri graduati che si trovano facilmente in commercio,da applicare ai lati della lesione e a cavallo di essa: la rottura della biffa attesta il movimento in atto della lesione e il fessurimetro graduato ne valuta l’entità.

Valutata quindi l’entità di una lesione si può procedere partendo dalle cause che l’ha generata.
Se il dissesto è causato da un cedimento fondale, vanno consolidate le fondazioni oppure il terreno attraverso la realizzazione di muri di contenimento. Se invece è provato da spinte anomale , vanno eliminate le strutture che le generano o se ne limitano gli effetti sulle parti lesionate attraverso l’inserimento di catene, tiranti, travi-catena, cerchiature, speroni murari o cordoli.Solamente dopo essere intervenuti sulle cause, si può procedere al risarcimento e alla chiusura delle lesioni.

Il degrado

Quasi tutti gli edifici rilevati presentano notevoli segni di degrado, sia di carattere puntuale che di interesse dell’intera scatola muraria.
La causa più rilevante, quando non è di tipo meccanico, è legata sicuramente ai crolli o alle sconnessioni della copertura, che favorendo l’ingresso delle acque meteoriche, provocano erosioni e asportazioni di giunti di malta, e attacchi biologici vegetali e animali.
Anche la risalita capillare dal sottosuolo, unita ai cicli di gelo e disgelo, può provocare, nel tempo, l’asportazione della malta presente nella muratura e l’asportazione di parti della muratura esterne all’edificio.
Le forme più diffuse di dissesto, sono costituite da:
1) lesioni in corrispondenza dei cantonali, anche per tutta l’altezza della parete e per tutto il suo spessore; esse possono evidenziare la tendenza all’apertura della scatola muraria, per effetto di spinte eccessive trasmesse dalla copertura o sorte in conseguenza di cedimenti differenziali del terreno su cui è posto l’edificio.
2) lesioni che interessano una sola faccia delle pareti, ma che possono svilupparsi a tutta altezza, che denotano il cattivo immorsamento tra due pareti contigue, forse realizzate in due momenti successivi, oppure la tendenza della scatola muraria a ruotare e ribaltarsi sotto l’azione di spinte e di movimenti del suolo;
3) lesioni in corrispondenza delle aperture,generalmente sopra e sotto la bucatura, che evidenziano cedimenti del terreno o cattivo immorsamento tra parapetti e le spalle laterali della muratura.
4) lesioni in corrispondenza della connessione tra pareti e tetto, riconducibili a fenomeni di punzonamento degli elementi della copertura deformata e instabile combinati con anomalie costruttive della muratura;
5) deformazioni, spanciamenti e “fuori piombo”della muratura, che rivelano la tendenza del muro ad aprirsi o a scollarsi per eccesso di carichi verticali o spinte oblique esercitate dalle strutture interne.